Un'olivicoltura con un occhio all’ambiente. Una sfida prima di tutto economica
Un oliveto sostenibile produce di più e con qualità comparabile a quella di uno tradizionale. Se poi il governo decidesse di attivare i registri per i crediti di carbonio anche in agricoltura…
di Alberto Grimelli
La speranza, espressa dal Prof. Cristos Xiloyannis dell’Università della Basilicata è che il governo vari al più presto una regolamentazione, con relativi registri, sui crediti di carbonio anche in agricoltura.
Se è noto che gli olivicoltori non ne possono più di libri, registri e altre scartoffie il Prof. Xiloyannis è sicuro che accoglierebbero con gioia questo regime perché fornirebbe loro qualche centinaio di euro ad anno per ogni ettaro olivetato.
Sarebbe un’ottima opportunità per la salvaguardia ambientale, della fertilità dei nostri suoli, contro l’erosione ma anche un provvedimento utile all’Italia che potrebbe più semplicemente ottemperare al protocollo di Kyoto e un’ottima soluzione per gli agricoltori che vedrebbero incrementare i loro miseri redditi.
Le ricerche condotte dal Prof. Xiloyannis e dal suo gruppo di ricerca del Dipartimento di Scienze dei Sistemi Colturali, Forestali e dell’Ambiente hanno infatti dimostrato che un oliveto tradizionale immette nell’atmosfera circa 6 tonnellate di CO2 all’anno, mentre un sistema colturale sostenibile, che utilizza poche semplici accortezze, riesce a “immagazzinarne” 15-20.
Considerando che un credito di carbonio, sul mercato internazionale, vale dai 20 ai 30 euro, i conti sono presto fatti. Gli olivicoltori potrebbero incassare dai 300 ai 450 euro all’anno per ettaro più di quanto molti Psr danno per una gestione integrata.
Inoltre se l’intera olivicoltura nazionale si convertisse a un sistema sostenibile, sarebbe capace di ridurre le emissioni del nostro Paese di ben 23 milioni di tonnellate di CO2, pari al 25% di quanto promesso dall’Italia alla stipula del protocollo di Kyoto.
Positive, inoltre, sarebbero anche le ricadute sul piano quantitativo, mentre dal punto di vista qualitativo, nel corso dei dieci anni di sperimentazione, non sono state evidenziate differenze.
La differenza tra i due sistemi si nota a colpo d’occhio .
sabato 20 marzo 2010
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