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sabato 16 maggio 2009

Olio di oliva , regolamentazioni

Composti fenolici. Basta fai da te. Utilizziamo i metodi suggeriti dal Coi
Ogni laboratorio utilizza il proprio metodo analitico, con conseguenti gravi difformità nei risultati e nella possibilità di confronto dei dati ottenuti. Occorre invece dare chiarezza e certezze al consumatore
di Alberto Grimelli

Nel mondo olivicolo hanno molti nomi. C’è chi li chiama polifenoli, chi biofenoli, altri più genericamente composti fenolici o alcuni, scendendo nel dettaglio chimico, ortodifenoli.
Molti sinonimi per un unico dato presente sempre più spesso sulle etichette degli oli extra vergini d’oliva.
Il vero problema è tuttavia l’attendibilità del numero indicato perché, in mancanza di metodi d’analisi ufficiali, ogni laboratorio, o quasi, ha il proprio standard e i risultati risultano spesso non confrontabili, con variazioni anche del 50%.

Si tratta di una questione che, per fortuna, non è ancora giunta all’orecchio del consumatore.
Sarebbe altrimenti un’ulteriore perdita di credibilità per un settore che non può sopportare ulteriori danni d’immagine né lo merita.

Occorre quindi uno sforzo d’uniformazione, già perché dei metodi “semi-ufficiali” d’analisi esistono già. Sono stati raccomandati dal Consiglio Oleicolo Internazionale nel 2006 (risoluzione 4/94-V/06) ma la loro diffusione è ancora insufficiente.

Due i metodi proposti.
L’uno, sicuramente molto preciso, ma anche più costoso, è quello proposto dalla Commissione tecnica italiana SSOG definito “determinazione dei biofenoli degli oli d’oliva mediante HPLC”
L’altro è sicuramente alla portata di tutti i laboratori ed è il metodo di Arturo Cert anche detto “metodo colorimetrico per la determinazione di composti ortodifenolici negli oli d’oliva”

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